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Aumento dei tassi di riferimento in vista by Christoph Sax (Banca Migros)


La Banca centrale europea ha spalancato la porta all’inasprimento della politica monetaria. Ciò ha provocato una spinta al rialzo dei tassi a medio e lungo termine. È quindi probabile un aumento dei tassi di riferimento, anche in Svizzera.

L’aumento dei prezzi dell’energia ha fatto salire il tasso di inflazione nell’Eurozona dal 5,0% al 5,1% a gennaio. Poiché a medio termine verranno meno diversi interventi straordinari, l’inflazione dovrebbe diminuire sensibilmente nella seconda metà dell’anno. Tuttavia, le prospettive inflazionistiche rimangono incerte, anche perché l’allentamento delle misure di protezione contro il Covid-19 darà un ulteriore impulso alla congiuntura europea. A febbraio Christine Lagarde, Presidente della Banca centrale europea (BCE), si è vista costretta ad aprire la porta a un inasprimento della politica monetaria. Di conseguenza, i tassi a lungo termine hanno subito un forte aumento.



La BCE entra in azione prima del previsto

L’accenno di Lagarde a un possibile rialzo dei tassi di riferimento è giunto prima del previsto, tanto più che l’inflazione di fondo nell’Unione monetaria, pari al 2,3%, rimane prossima all’obiettivo di inflazione a lungo termine della BCE. Finora si era prospettato un riorientamento della politica monetaria molto più titubante, richiamando l’attenzione sui fattori temporanei dell’inflazione, che si sarebbero attenuati nel corso dell’anno.


Inizialmente, la BCE dovrebbe cessare, o almeno ridurre in modo significativo, gli acquisti di obbligazioni. Si prevede che il tasso di riferimento (attualmente pari a -0,5%) aumenterà solo nel secondo semestre. Ciò offrirà anche alla Banca nazionale svizzera (BNS) un margine di manovra per aumentare i tassi di riferimento. La BNS agirà probabilmente in sincronia con la BCE. Si tratterebbe del primo inasprimento della politica monetaria della Banca nazionale svizzera negli ultimi due decenni.


Breve ciclo di aumento dei tassi

Tuttavia, i tassi di riferimento nell’Eurozona non aumenteranno tanto quanto negli Stati Uniti. Il rapido aumento dei prezzi dell’energia (cfr. grafico) è una conseguenza della forte domanda globale e delle tensioni politiche con la Russia. Anche le strozzature nell’approvvigionamento hanno cause globali, in particolare lo stimolo fiscale eccessivo da parte del governo statunitense, che ha determinato un massiccio aumento dei consumi privati. La BCE non può influire su tali meccanismi.

A ciò si aggiunge un effetto di base che contiene l’inflazione nel corso dell’anno. Il tasso d’inflazione misura la variazione dei prezzi rispetto al periodo di riferimento dell’anno precedente: se i prezzi dell’energia si stabilizzassero già ora a un livello elevato, l’inflazione nell’Eurozona dovrebbe scendere di circa 2 punti percentuali entro un anno. Se registreranno persino una diminuzione, il calo dell’inflazione sarà ancora più marcato.


L’aumento dei tassi di riferimento dovrebbe dare slancio all’euro. Anche una moneta unica più forte ridurrà le pressioni inflazionistiche nell’area euro e frenerà la crescita economica. Nel 2017/2018 il cambio euro/franco si era temporaneamente ripreso a 1,20, dopo che l’allora presidente della BCE Mario Draghi aveva prospettato una svolta nella politica monetaria. Tuttavia, a causa del conflitto commerciale tra gli Stati Uniti e importanti partner commerciali, la BCE non fu in grado di aumentare il tasso di riferimento. Anche in questo momento la BCE si trova di fronte a un dilemma: se l’economia dovesse deteriorarsi come nel 2019, gli spread creditizi dei paesi periferici aumenterebbero e la BCE sarebbe costretta ad adottare di nuovo contromisure.



La Banca Migros si attende pertanto che la BCE, e di conseguenza anche la BNS, non innalzeranno eccessivamente i tassi di riferimento. La BCE coglierà l’occasione, ma dovrà procedere con cautela. Sul mercato dei capitali, i tassi a lungo termine hanno già anticipato una parte sostanziale dell’imminente movimento al rialzo dei tassi guida (cfr. grafico). Si prevede quindi che la curva dei tassi in franchi si appiattirà. L’attuale spinta inflazionistica dovrebbe rivelarsi in gran parte temporanea, ma è probabile che l’inflazione rimarrà leggermente più elevata rispetto al periodo pre-crisi.



Christoph Sax è il capo economista della Banca Migros. Elabora previsioni concernenti l’andamento economico e gli sviluppi sui mercati finanziari.


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